INTRODUZIONE:
Sebbene non sia stato propriamente un re, la figura di Giuseppe è di grande rilevanza, infatti, in questa pregevole figura biblica, scorgiamo chiaramente il segno che Dio lascia nella vita di chi si affida pienamente e incondizionatamente alla Sua volontà. Attraverso prove e patimenti ingiusti, il Signore prepara Giuseppe per diventare governatore d’Egitto, la nazione più importante del tempo. Parallelamente al piano benevolo di Dio, l’accettazione fiduciosa degli eventi da parte di Giuseppe ebbe un ruolo fondamentale per l’epilogo trionfale della sua vita. Nello svolgersi della sua esistenza, egli affronta ogni circostanza come proveniente dalla mano del Signore, sicuro che la fedeltà del suo Dio avrebbe cambiato ogni avversità a suo vantaggio.
ESPOSIZIONE DEL TESTO BIBLICO
- IL CARATTERE MESSO ALLA PROVA (Genesi 39:1-12)
Giuseppe era figlio dell’amata Rachele, la quale, per lunghi anni, era stata sterile. A diciassette anni inizierà la sua odissea (Gen. 37:2), a trenta comparirà davanti al Faraone e diventerà il vicerè d’Egitto (Gen. 41:46). La stragande maggioranza di questi tredici anni, Giuseppe li avrebbe trascorsi nella sofferenza.
- Uno schiavo vincente
Cerchiamo di immaginare i pensieri di Giuseppe mentre si dirige come prigioniero verso l’Egitto in balia di quei mercanti di schiavi. Fino a quel momento, ogni cosa era andata bene: era stato il figlio prediletto di Giacobbe, il quale aveva dimostrato il suo amore speciale per lui regalandogli una “veste lunga con le maniche” o “una veste colorata” (Gen. 37:3). Vivendo con il padre, egli avrebbe avuto sicuramente un futuro prospero. Le rivelazioni di Dio attraverso i sogni erano foriere di un futuro brillante; ma la sottomissione della famiglia alla sua persona suscitò la gelosia e l’invidia dei fratelli. Improvvisamente e inaspettatamente, la situazione si capovolse: Giuseppe subì l’ingiusta violenza dei suoi fratelli, i quali, per odio e per rivalità, lo vendettero come schiavo. Quanto deve sembrato tetro il futuro, mentre era trascinato a forza in una terra straniera. Probabilmente, Giuseppe non avrebbe più rivisto la sua famiglia poichè un destino incerto lo attendeva. Quali crudeltà, sofferenze e fatiche gli avrebbe riservato il futuro? Giuseppe avrebbe potuto pensare che il Signore lo avesse abbandonato e che le sue visioni fossero state semplici fantasie. Tuttavia, rimase fiducioso e confidò in Dio, nonostante le terribili circostanze nelle quali versava.
- Uno schiavo tentato
Una delle lezioni importanti che possiamo imparare dalla vita di Giuseppe riguarda l’insidia della tentazione che arriva in modo improvviso anche in un periodo benedetto. Il Signore non ci toglie dal mondo quando diveniamo Suoi figli (Gv. 17:15) e, fin quando restiamo su questa Terra, saremo ancora soggetti alla tentazione. La scrittura afferma che il Signore permette la prova per farci maturare (I Cor. 10:13; Giac. 1:3; I Pt. 1:6), ma la presenza di Dio ci dà la forza per rimanere saldi e fedeli a Lui. Genesi 39:7-9 riporta l’invito della moglie di Potifar e il fermo rifiuto di Giuseppe. Il versetto seguente dimostra che la decisa replica alla proposta non scoraggiò quella donna, la quale, giorno dopo giorno, cercò ancora di sedurlo: la prova fu subdola e continua. La spiegazione di Giuseppe, resa alla moglie del suo padrone, merita di essere considerata attentamente. Per prima cosa, Giuseppe parla della grande fiducia che il suo padrone aveva riposto in lui, ma mette in risalto, soprattutto il suo timor di Dio, perchè sapeva che se avrebbe ceduto alla proposta di quella donna avrebbe peccato contro il suo Signore. Un giorno però, la moglie di Potifar si avvicinò a Giuseppe, determinata a soddisfare il suo desiderio malvagio. Questi fuggì, ma lei, afferratagli la veste gliela strappò di dosso accusandolo falsamente di moleste dinanzi al marito. Dalla storia di Giuseppe apprendiamo che la benedizione di Dio non ci mette al riparo della tentazione. Anzi, è proprio nelle circostanze benedette che, talvolta, il tentatore presenta la sua sfida. Anche se il Signore è Onnipotente e può darci completa vittoria in ogni momento, Egli permette che siamo tentati, ma non al di là delle nostre forze e sempre dandoci una via d’uscita (I Cor. 10:13). Il credente che confida in Dio scopre che, nelle prove, la vittoria giunge sempre al momento opportuno e che le difficoltà si trasformano in benedizioni grazie al Suo intervento.
- INGIUSTIZIE UMANE E BONTA’ DIVINA (Genesi 39:13–20)
Il tradimento dei suoi fratelli e la conseguente schiavitù erano stati traumatici. Tuttavia, grazie alla benedizione di Dio, Giuseppe era riuscito a conquistare una posizione di rispetto nella casa di Potifar. Ora. però, a causa di un’accusa ingiusta e infamante, si ritrovava improvvisamente in carcere.
- Accusato ingiustamente
Quando un credente è accusato ingiustamente, non deve disperare o prendersela con il Signore. Piuttosto, è necessario porre fede nella sovrana giustizia divina. Non bisogna mai cadere nell’errore di attribuire a Dio le conseguenze dell’ingiustizia degli uomini. Giuseppe continuò a confidare nel Signore in ogni circostanza della sua vita, soprattutto nelle più difficili.
- Punito ingiustamente
Giuseppe non potè provare la sua innocenza. Dinanzi all’accusa della moglie del suo padrone, egli era totalmente indifeso, intrappolato e senza via di scampo. Potifar lo fece imprigionare senza neppure dargli ascolto. Anche in quella situazione, però, Dio stava operando in favore del giovane ebreo. giuseppe non fu messo a morte, nè mandato ai lavori forzati, ma fu rinchiuso in un carcere speciale, in cui non vi erano criminali comuni. Si trattava della prigione del palazzo del re, dove erano reclusi gli uomini della corte e gli ufficiali del sovrano che avevano trasgredito la legge. Dio avrebbe dimostrato a Giuseppe che, persino in prigione, lui sarebbe stato al centro della Sua volontà.
III. SERVIRE FEDELMENTE (Gen. 39:21-40:4)
Sebbene in carcere, Giuseppe non si perse d’animo perchè sapeva che il Signore era ancora con Lui (Gen. 39:21,23).
- Un prigionero fedele
Anche se le mansioni svolte da Giuseppe in prigione non sono riportate nei dettagli, il carceriere riuscì lo stesso a notare le sue capacità. Il “sognatore” non smise di confidare nel Signore neppure se afflitto da circostanze avverse e, come risposta alla sua fedeltà, Dio gli rinnova il Suo favore. Quando il governatore della prigione scopre le capacità di Giuseppe, questi gli assegna la cura anche degli altri prigionieri.
- La preparazione per il futuro
Genesi 40:1-4 richiama la nostra attenzione sullo scopo di Dio: permette la prigionia di Giuseppe per il suo bene (cfr. Rom. 8:28). In realtà, la sua reclusione fu la via usata dal Signore per farlo diventare governatore d’Egitto, il che gli avrebbe permesso, in seguito, di preservare il popolo di Israele dell’estinzione. I due cortigiani affidati alla cura di Giuseppe gli offrirono l’opportunità di rendere testimonianza di Dio nell’interpretare i sogni (v.8). Giuseppe si preoccupò del coppiere e del panettiere, dopo essersi accorto della tristezza del loro cuore (v.6). Le sue parole di premura e di saggezza resero testimonianza al Signore. Questo fu il primo passo compiuto lungo il cammino che lo avrebbe condotto a ricoprire l’incarico di governatore d’Egitto. Ci vuole tempo per crescere nelle vie del Signore e per permetterGli di plasmare il nostro carattere come vuole; il Suo piano glorioso per la nostra vita potrà realizzarsi appieno, solamente se ci arrenderemo pienamente nelle Sue mani. Attraverso le prove e le sfide della vita, il Signore forma nei credenti un carattere capace di comprendere e vivere la Sua volontà. Dobbiamo tenere i nostri occhi fissi sul piano di Dio per la nostra vita, confidando pienamente in Lui, abbandonando ogni sollecitudine ed ansietà: “Non siate dunque in ansia per il domani, perchè il domani si preoccuperà di sè stesso.
- La benedizione attraverso le prove
Il Signore accompagnava Giuseppe e lo benediceva ovunque egli si recasse. Egli sperimentò pienamente la promessa rivolta al giusto: “… tutto quello che fa, prospererà” (Salmo 1:3). Il carattere di Giuseppe è per noi di grande esempio. Nonostante le dure prove, egli mantenne sempre un atteggiamento fermo, uno spirito laborioso e una fiducia assoluta nel suo Dio.
CONSIDERAZIONI FINALI
“Guardate dunque con diligenza a come vi comportate; non da stolti, ma da saggi; recuperando il tempo perchè i giorni sono malvagi” (Ef. 5:15,16). La storia che abbiamo considerato ci ha offerto un esempio di ciò che possono essere i “giorni malvagi”. La presenza del peccato nel mondo causa dolore all’ingiusto cosi come al giusto, ma Dio si è sempre dimostrato fedele verso quelli che confidano in Lui.
Se siamo disposti a soffrire per motivi di giustizia, Dio sarà glorificato in noi e noi saremo “beati”.
S.D.